I canti della notte - Valerio Marconi
Quando ogni voce tace e la luna ammutolisce, disco sferico lattiginoso che cela un volto oscuro dai peggiori sogni, si leva la luce di uno stanzino buio: su di un letto un libro o un quaderno giace, aperto per esser letto o appena scritto, frutto dell’altrui sensazione di prigionia di quel romanzo che fra pochi fogli, forse, lascerà questo folle proposito di enumerare i giorni con tetri ululati nella notte.
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In sposalizio - Valerio Marconi
Quando un unico filo ricama le visioni di terre lontane ed arie diverse, si accende un solo fuoco e lascia l’acqua a distillare i frutti di piante domestiche portati dai campi.

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Clitennestra - Valerio Marconi
Moglie tremenda e fedele alla tua figlia che è solo memoria per le notti in attesa del lume delle vene aperte sulla vasca dalla scure; accettasti il padre del delitto, madre di una vittima. Non vedevi la figlia rimasta a odiarti, ma quella allontanata in terra e mare negli occhi che sanguinavano lacrime alla morte del padre. Stendesti un telo rosso per poi avvolgerlo in un fiume di fiamme, la schiuma che ti fa donna urla il piacere del delitto reso e poi ridato. Alle amiche dicesti:- Antigone, Medea, ho ucciso l’empio… ho preferito la figlia morta ai vivi senza madre: una bocca chiusa dall’ingiustizia grida giustizia! E io l’ho fatta.- Morta per mano del figlio adultera assassina, è la legge degli uomini che ti ha dannata per darti giustizia? Pianse finalmente una figlia abbracciando il fratello detto morto; perché tu non potevi, perché i morti non possono piangere una figlia.
Agamennone - Valerio Marconi
Pastore di popoli sacrifica il tuo agnellino, tua figlia più piccola: per fare la storia si scrive col sangue la tradizione orale di una moglie rapita a tuo fratello restituita da una città in fiamme, conquistato il mare e fatto rosso come lei, come le sue guance a sapere il promesso sposo sull’ara, il nero cadavere della sua bocca ad- oh!- mentre le deviavano la giugulare al vento. Una bocca ammutolita, per quanto cara, un re la deve alle bocche che si apriranno al futuro, anche se non ti bacerà più, anche se fa male, anche se sei suo padre. -Ho preferito i vivi a chi doveva morire, il sacrificio che salva il gregge.- Mai pianse come quel collo, le lacrime non superano mai il valore del sangue, ma pianse il suo corpo che perse una figlia.

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Visione oltre le palpebre - Valerio Marconi
Oltre la ghiera dei tulipani sorge dopo un balzo di mesi, di tutta una vita la visione che dona cose mai vere a chi non le agirà mai, eppure così reali nella complicatezza del dire in gesti scritti da parole studiate da ego che vissero un attimo o poco più.

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Odore - Valerio Marconi
Dal silenzio olfattivo di una defilata conoscenza arriva il richiamo: l’odore di capelli nelle mani, di occhi celesti che sposano il ventre fecondo della terra, di labbra e naso baciati dal sole, della pelle e delle forme cariche del vero peso dell’umanità. Venere dal mare della vita, del dolore, la sorpresa di non scoprire mie quelle membra così familiari.

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Un sogno - Valerio Marconi
Tante cose mi son morte e rinate dentro, ci hanno fatto tanto male e ce ne facciamo noi, ho tracciato due linee ma il mio orto non è chiuso. Ma volge le ali il falco ai lidi nembosi senza terra e piove dal mare del cielo in un deserto oceanico. Una rondine posa sul muschio eterno d’una pietra rotta, dura come i pianti delle scogliere: è una natura sconvolta quella che si adagia sulle arenarie nude delle due sorelle, fra le loro gambe è affondato un sole spento, solo non perde più sangue nell’azzurro. Tacciono i legni Salmastri ed ogni cosa è secca, il fiore china l’impotenza al rosseggiare dei futuri marmi di pece. E scolorano le cose del mondo, le nubi oltre il cielo non troppo lontane intoccabili, un abisso di archetipi persi è congelato dal calore dei magmi del tumultuoso accavallarsi delle ansie in un monte aspro e duro, formidabile e sterminatore ove il libro recita: “Così è la vita.” Ma all’orizzonte di navi arenate scintille di un arcolaio di pensieri nella grotta recondita dello ieri.

Le due sorelle - Conero, Ancona
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Il poeta - Valerio Marconi
Il poeta è un pastore che predica alle pietre, un profeta in mezzo agli scienziati: è l’unico a bruciarsi scoprendo l’acqua calda. Fra chiavi e chiavistelli, un inutile peso, non ha di che aprire una porta piccola o grande. E’ chi piange quando tramonta il sole, chi dona una rosa a un cane perché non si faccia male con dita umane. Il poeta tace quando parla, chiama con nomi inventati le stelle, belle, e i pianeti non conta gli steli dei prati ma chiama i mobili per nome e dorme in una credenza. Qualcuno protegga e ami questi esseri ben strani, porga un pietoso occhio un cenno d’aiuto a questi maghi senza formule messi in piedi dalle dita di Dio come tasselli del domino solitari sul piano cartesiano degli affanni umani e dei divini strali. Se li interroghi loro ti guardano dai palmi delle mani bucati.

Il poeta, Pablo Picasso 1912
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Un viaggio - Valerio Marconi
Non ti mancano le parole, se di parole non ne hai avute mai. Al ritorno non racconterai resta solo ciò che farai, quasi avessi a renderne conto solo a Dio, come di un delitto fallito, come di una tentazione sfinita. La lettura di un libro nelle sue pagine di terra non ti distoglierà dall’idea, pesante di esilio, del partire; ricercherai i volti andati e il loro profumo portato dal vento in visi sconosciuti per miopia. Non troverai te stesso alla fine, ma ti accorgerai ad aspettarti alla porta già dal giorno che te ne andasti; nemmeno la pace ti sovverrà interiore, ma la troverai alla fine di sofferenze e fatiche sul granito del mare e l’oceano dei monti.

Viandante sul mare di nebbia, Caspar David Friedrich Hamburger Kunsthalle di Amburgo
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