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A Letizia Catarini piace |
| Satantango |
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László Krasznahorkai, Satantango Una lettura significativa, con atmosfere che restano impresse nelle tinte cupe, nel suono della pioggia, del vento, di campane immaginarie, nell'odore acre della natura che marcisce e di una umanità degradata. Il tempo è una dimensione dilatata o addirittura ciclica e quindi forse infinita. In una sperduta campagna ungherese, in una sorta di fattoria collettiva fallita, un gruppo di abitanti poveri, rozzi, litigiosi, si muove sotto una pioggia interminabile che rende tutto cupo, non pulisce, non monda, ma riempie ogni cosa di fango e ognuno di loro è perennemente sporco nel corpo e nell'anima. Gli ambienti sono squallidi e la bettola, unico ritrovo della comunità, è continuamente ricoperta da sottili ragnatele tessute da invisibili ragni a imprigionare tutto quello che vi si trova. Gli abitanti rimasti in questo luogo sono persone umiliate dalla vita, incapaci di reagire. Il ritorno di due compagni della fattoria muove la situazione: Irimias e Petrina, una sorta di gatto e la volpe collodiani (sono presenti anche altri riferimenti al Pinocchio), pur se sottraggono furbescamente il denaro, diventano la speranza di salvezza che ridà vita e coraggio alla piccola comunità di falliti, per poi però deluderla nell'obbiettivo di ricostruire un progetto di rinascita comune proficuo e la vita continuerà in una diaspora senza possibilità di reale ritorno. I pochi giovani presenti non hanno prospettive: o sono costrette a prostituirsi o la più piccola, abbandonata a se stessa, non sopravviverà al nulla che la circonda, il ragazzo seguirà servizievole il furbo Irimias, come unico modello di riferimento. Soltanto uno dei personaggi, Futaki percepisce 'la totalità del tempo come un inganno farsesco nella sfera immobile dell’eternità.... tutte le carte del gioco sono predeterminate: si trattava di una partita truccata alla fine della quale sarebbe stato privato anche dell’ultima sua arma, la speranza'. Neanche la dimensione religiosa può rappresentare una salvezza perchè o è bigotta e rassegnata come nella signora Halics o è una sorta di visione onirica, magica e spaventosa. C'è chi, completamente disilluso dalla vita, osserva i ritmi, la ripetitività, l'insignificanza della vita della piccola comunità: il dottore, che sembra essere lo stesso scrittore, che seduto immobile alla finestra annota nel suo diario tutto ciò che vede e nell'ultimo capitolo comincia a scrivere nel diario le prime pagine del romanzo e tutto potrà ricominciare.
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| Ultimo aggiornamento Lunedì 03 Novembre 2025 18:27 |





