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Un inverno freddissimo |
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Cialente Fausta, Un inverno freddissimo Un libro del 1966 che racconta una storia ambientata nella Milano del 1946, devastata dalla guerra e preda di uno degli inverni più freddi. Non solo il clima meteorologico, ma anche gli animi sono ancora raggelati dalla terribile esperienza vissuta. La protagonista Camilla, abbandonata dal marito con cui ha avuto tre figli Alba, Lalla e Guido, cerca di ricucire e ricominciare una vita per i suoi figli, ma anche per nipoti e mogli che si trovano in difficoltà. Il luogo fisico è una vecchia soffitta che sistema e rende vivibile, anche se sembra 'un albergo dei poveri', dove però questa famiglia allargata si ritrova con tutte le paure, le speranze, i sogni, le difficoltà della convivenza che Camilla riesce con forza e generosità a gestire, fin quando lutti e ferite dell'anima non la fanno in parte soccombere, ma riuscirà a riprendersi lasciando che le persone vicine a lei scelgano la propria strada, rispettando i loro sogni e le loro aspirazioni, abbandonando con qualche nostalgia la soffitta, ma in una visione di speranza nel futuro e, soprattutto lei che si rifugerà nella casa di campagna della madre riuscirà a costruirsi un domani da donna libera e autonoma. Una scrittura dolce, quasi musicale a volte, accompagna il racconto, in cui ogni personaggio ha una caratterizzazione universale, dallo 'straniero in patria', Enzo, che in parte rappresenta l'italianità della scrittrice, alla bella ragazza Alba che cerca una vita di agi, ma (quasi per punizione?) troverà la morte, a Lalla che vuole diventare scrittrice e cerca di imparare a farlo senza 'arrufianarsi' il lettore, a Guido che vive per il cinema e il teatro (come il fratello della scrittrice), a Nicola il giovane partigiano saggio ed eroe che muore per i suoi ideali, lasciando una giovane compagna ed una bambina, figlia del peccato, accolte da Camilla nella famiglia. L'immagine di donna, proposta per Camilla, che respinge il marito che ritorna a casa dopo quasi vent'anni, non so quanto possa realmente rispondere a quella delle donne italiane di quegli anni, forse nel loro intimo, in particolare per le partigiane poteva essere così, ma la visione pubblica e sociale in realtà le castigava e costringeva ad una dimensione di sudditanza, ma la Cialente ha vissuto una vita più cosmopolita e ha conquistato la sua indipendenza e il racconto è un invito a tutte le donne.
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Ultimo aggiornamento Martedì 10 Gennaio 2023 10:52 |